Fin dal secolo XVIII, quando sant'Alfonso de’ Liguori ricorreva le strade d Napoli, i missionari redentoristi e gli operatori pastorali laici pregavano e lavoravano insieme nella missione. Tuttavia è solo in questo tempo che si sta raggiungendo qualcosa di nuovo. In tutto il mondo, i Laici e i Redentoristi stanno cercando di collaborare per agire insieme con nuovi metodi di predicare la Buona Novella e di aiutare i poveri: "questo è il seme di un nuovo modello di Chiesa, seme che fu seminato dal fondatore della Congregazione Redentorista".
Alfonso de’ Liguori fu un apostolo comprensivo, pratico e creativo nella pastorale. Voleva avventurarsi e provare nuovi metodi per giungere alla gente emarginata della società. Esempio concreto della creatività e inventiva di Alfonso è la sua relazione con i laici. Il fondatore dei Redentoristi in questo terreno si anticipò al suo tempo:
- Le Cappelle Serotine
Alfonso si circondò di collaboratori laici per portare il Vangelo negli ambienti più poveri della periferia di Napoli. Creò a questo scopo un movimento di formazione di comunità cristiane che chiamò "Cappelle Serotine". Con l’aiuto di un laico consacrato di nome Pietro, formò laici, lavoratori comuni, perché fossero catechisti, predicatori e dirigenti di comunità. Le Cappelle Serotine ebbero un esito straordinario e influirono su migliaia di persone. Erano chiamate pure "Centri di conversione” e “vivai di santi". Il più importante: continuarono a fiorire per molto tempo dopo che Alfonso lasciò di accompagnarle, perché i responsabili di esse erano i laici del luogo e non Alfonso e i suoi compagni sacerdoti. I laici furono la "spina dorsale" di questa grande opera. Alfonso si considerava un semplice collaboratore degli operatori laici, che avevano autorità e vera credibilità tra i membri delle comunità per il fatto di vivere le stesse vicissitudini della città.
- La Scuola di formazione per donne
Alfonso riconobbe il potenziale delle donne come direttrici in un’epoca in cui le donne laiche godevano un posto molto limitato e poco potere nella chiesa istituzionale. Aprì una scuola di formazione per donne ed elesse una di esse per dirigerla.Purtroppo la scuola non andò avanti posto che le donne, essendo povere, dovevano lavorare tutto il giorno e di notte attendere ai loro figli. Ma esse acquisirono fiducia in se stesse e un senso Della loro missione personale grazie alla dedicazione di Alfonso e ai suoi sforzi.
- Meditazione giornaliera in comune
Alfonso insisteva che i membri delle comunità redentoriste pregassero con regolarità insieme ai laici. Due volte al giorno, i Redentoristi si dovevano riunire nella chiesa per fare la loro meditazione insieme al popolo. Questa prassi non era comune tra i religiosi e i laici del secolo XVIII; fu un’idea audace che rinnovò la forma di pregare dei cristiani nelle comunità locali.
Oggigiorno i Redentoristi stanno ricuperando felicemente questa prassi di una creativa collaborazione con i laici. Nel 1991, il Capitolo Generale Redentorista dedicò una sessione intera del suo Documento Finale alla "Collaborazione con i laici in vista a condividere con loro la missione", e inventò la figura del "Missionario Laico del Santissimo Redentore come collaboratore e compartecipe della vita apostolica della Congregazione Redentorista". Questo documento chiede che le comunità redentoriste “si aprano ai laici in modo che essi possano tenere una maggiore partecipazione nelle nostre esperienze di vita, di lavoro e di spiritualità” (Capitolo Generale, Documento Finale, N° 60)
Numerosi sono i fedeli laici che affiancano, nel loro apostolato, i Missionari redentoristi della Provincia napoletana. Questa partecipazione alla missione stessa della Redentoristi napoletani che tende a favorire la loro vocazione all'apostolato, si concretizza in diverse forme e li rende, a tutti gli effetti, membri della Famiglia redentorista e apostoli della Redenzione.
Della grande Famiglia redentorista, fanno parte: - le Monache redentoriste
- i L.A.R. (Laici associati redentoristi)
- i Gruppi Missione Madagascar
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